I patrioti dividono l'Italia, di nuovo

Fratelli d’Italia e la sua presidente Meloni hanno dato una spinta decisiva all’approvazione dell’autonomia differenziata, gli obiettivi di questa accelerazione? Lanciare la campagna politica per le europee, togliere una battaglia fondativa alla Lega e diventare primo partito anche al nord. Infatti, pare chiaro che l’obiettivo prima ancora che politico e di riforma sia un’altra volta il potere. FdI e Meloni vogliono una grande regione del nord e per farlo bisogna scalzare la lega, poco importa se l’Italia verrà spezzata in due, con cittadini di serie A e serie B. Una situazione paradossale: a dividere l’Italia dopo 163 anni ci pensano gli autoproclamati patrioti. 

La situazione politica

La Lega ha promesso l'autonomia per anni, era parte del suo mito fondativo, era il vero significato di “Padania libera”, ma ora se la vede soffiare sotto il naso. FdI ha tenuto particolarmente a sottolineare grazie a chi il DDL autonomia sta andando avanti. è stato Raffaele Speranzon, vicepresidente vicario del gruppo di FdI al Senato, a sottolinearlo: l’autonomia sarà possibile “per volontà di Giorgia Meloni e grazie a Fratelli d'Italia, e questo dopo che per anni io e tutti i veneti ci siamo sentiti presi in giro da governi che l'Autonomia erano stati capaci soltanto di prometterla.” Insomma, la Lega l’ha promessa e basta questa autonomia, ma “noi” di Fratelli d'Italia la stiamo facendo. 

Una competizione interna alla maggioranza con FdI e Lega che corrono per accaparrarsi, o difendere, simpatie e voti. Se per la Lega l’autonomia era un tentativo di accaparrarsi voti e ossigeno in viste delle europee, per FdI è una contromisura, mirante innanzitutto a distanziare ulteriormente Salvini e il suo (chissà per quanto ancora) partito e in seguito a “incassare” il risultato alle elezioni regionali del nord, in particolare Veneto 2025, dove, stando alle attuali leggi, Zaia non potrebbe ricandidarsi. 

D’altronde l’idea fila: se la Lega non c’è riuscita finora, nonostante la partecipazione nei vari governi Berlusconi, nel Conte 1 e in quello Draghi, di chi sarebbe il merito decisivo di questa autonomia se non di FdI?

Forse no, forse sì

Angolo dello spiegoncino, ma che è 'sta autonomia differenziata?

L'autonomia differenziata è fondamentalmente un accordo tra lo Stato e una regione a statuto ordinario, che attribuisce a quest'ultima una considerevole autonomia legislativa su materie di competenza concorrente e, in alcuni casi, su materie di competenza esclusiva dello Stato. Ciò significa che la regione può prendere decisioni autonome su una serie di questioni, tra cui rapporti internazionali, commercio estero, tutela del lavoro, istruzione, sanità, ambiente, e molto altro. Inoltre, la regione ha la possibilità di trattenere il gettito fiscale, anziché distribuirlo a livello nazionale. Sebbene il concetto di concedere "forme e condizioni particolari di autonomia" alle regioni a statuto ordinario sia sancito dall'articolo 116 della Costituzione, questa disposizione non è mai stata completamente attuata, principalmente a causa delle notevoli disparità economiche e sociali tra le regioni, rendendo delicato e potenzialmente dannoso il varo di leggi in tal senso.

Inefficienze e disuguaglianze 

Vi potrà sembrare un esempio estremo, ma che l’autonomia differenziata rischi di spezzare davvero in due l’Italia non è un rischio, ma una certezza.

Il problema, analizzato da uno studio sull’autonomia differenziata fatto dalla Banca d’Italia, è duplice: da una parte un assetto istituzionale troppo differenziato può risultare poco trasparente per i cittadini. Con l’aumento delle sfere decisionali e una struttura diversa per ogni regione, sarebbe estremamente più complicato capire le varie responsabilità. D’altra parte, con l’autonomia un cittadino che lavora tra diverse regioni, o un imprenditore, o uno studente fuori sede oppure semplicemente una coppia che si trasferisce per questioni di lavoro, vedranno aumentare esponenzialmente certificazioni e autorizzazioni di cui disporre per continuare i loro piani di vita. Tutto ciò con un effetto estremamente negativo sull’economia, dove le catene produttive e le economie di scala potrebbero vedersi spezzate all’interno della stessa penisola, come se in mezzo ci fosse il mar Rosso con tanto di Houthi. 

Ora, immaginiamo questo disastro burocratico esteso ai 23 ambiti a legislazione concorrente, ovvero quelli di competenza non esclusiva dello stato (tra i quali ci sono anche le politiche ambientali, energetiche e per la salute) in cui le regioni potranno avere un maggiore potere decisionale, moltiplicato per le 20 regioni italiane: il risultato è tornare ai comuni, manca solo una moneta per ogni regione e il gioco è fatto. Che vadano al diavolo euro e mercato unico, finalmente stiamo abbracciando la tradizione, il sogno sovranista di tornare alle origini: quelle medievali. Il 1024 è appena iniziato, patrioti!

Italia dei comuni, We are so back
Materie di Legislazione Concorrente

Materie di Legislazione Concorrente

Materia
a Rapporti internazionali e con l'Unione europea delle Regioni
b Commercio con l'estero
c Tutela e sicurezza del lavoro
d Istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale
e Professioni
f Ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori produttivi
g Tutela della salute
h Alimentazione
i Ordinamento sportivo
l Protezione civile
m Governo del territorio
n Porti e aeroporti civili
o Grandi reti di trasporto e di navigazione
p Ordinamento della comunicazione
q Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia
r Previdenza complementare e integrativa
s Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario
t Valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali
u Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale
v Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale

L’esempio della sanità

Banca d’Italia, nel suo studio sull’autonomia, fa un esempio lampante parlando di sanità. In breve, dopo il coronavirus, ci siamo resi conto di come anche un settore come quello della tutela della salute abbia ormai una dimensione globale, e la qualità e la rapidità dei processi decisionali risentono della frammentazione delle competenze. Ricorderete che con il sistema delle regioni a colori c’era puntualmente un tira e molla politico sui numeri del contagio o quello dei posti letto liberi, e non poche volte è capitato che le regioni gonfiassero i numeri pur di rimanere gialle o verdi. Insomma, il processo decisionale è stato fortemente peggiorato dalla presenza di due attori politici quando ce ne poteva essere uno e alcune persone potrebbero aver pagato con la vita queste inefficienze.

Oggi 800mila cittadini del sud per curarsi sono costretti ad andare in ospedali delle regioni del nord Italia, un'altra riprova di come la sanità in Italia sia già diversissima da regione a regione. Tra l’altro, un numero che non conta i cittadini che non hanno la possibilità economica di spostarsi Se a questo aggiungiamo che su 14 regioni che raggiungono il livello essenziale di assistenza, solo 3 sono del sud, il quadro è semplicemente drammatico.

La domanda sorge spontanea:, con questi risultati nella sanità, come possiamo pensare che l’autonomia possa far meglio nell’istruzione o su temi di portata globale come ambiente e energia? Semplicemente lo stato italiano accetterà di avere cittadini di serie A e di serie B, alla faccia del patriottismo e dello stare dalla parte del popolo.

Onestamente, mood

Fatta l’Italia, disfacciamola 

Giorgia Meloni e partito stanno facendo del loro meglio per intestarsi la lotta per l’autonomia, noncuranti di quello che potrebbe fare al paese reale di cui dicevano di essere i rappresentanti. Alla fine ha anche senso che gli eredi dei repubblichini di salò si ritrovino a spezzare l’Italia, l’unica cosa che dispiace è che dietro a questi giochini di potere, corse alle regioni e alle europee, ci sono in ballo vite vere, bisogni dei nostri concittadini, amici e parenti. Penso a me e tanti altri, che abbiamo i genitori giù o semplicemente in un’altra regione e l’idea che con l’autonomia tra me e i miei cari ci sarà un vero è proprio muro di burocrazia e scartoffie mi infervora. L’Italia è una, gli italiani pure, per farla ci sono voluti Garibaldi, i mille e il risorgimento, non possiamo lasciare che Meloni e i post-repubblichini la disfacciano di nuovo.

Che libro sto leggendo?

In questo numero si è parlato di disuguaglianze e il libro che sto leggendo casca a fagiolo, vi presento "Noi Vogliamo Tutto" di Flavia Carlini. Il libro affronta tematiche cruciali, ponendo domande fondamentali sul significato di vivere in un Paese dove i diritti vengono calpestati. Carlini esplora il concetto di civiltà in uno Stato che si vanta di essere tra i più civili, esponendo storie vere di corpi schiacciati da altri corpi, di violenze sul luogo di lavoro e in ambito medico, di persone violate, spaventate e silenziate.

La scrittrice, giovane attivista e divulgatrice, presenta dati con chiarezza e accessibilità, dando voce a esperienze spesso taciute dai media. "Noi Vogliamo Tutto" non solo rivela la quotidianità di un sistema di dominio costruito sulla paura, ma evidenzia anche la connessione tra storie individuali e condizioni di vita collettiva. La rabbia e la consapevolezza emergono come potenti strumenti di riscoperta della collettività, mentre il libro agita una sensazione di futuro e cambiamento sopra le nostre teste.

Personalmente, ammiro profondamente Flavia Carlini per la sua capacità di affrontare argomenti complessi in modo intelligente e informato, senza mai scadere nella banalità. La sua scrittura puntuale e la sua dedizione all'attivismo la rendono una figura stimolante e autorevole nel panorama letterario contemporaneo.

Io ce l'ho anche autografato :P

Potete trovarlo a questo link:https://www.lafeltrinelli.it/noi-vogliamo-tutto-cronache-da-libro-flavia-carlini/e/9788807730627?queryId=ea289365fcedb4e0b70051da820ff20d